La tela di Carlotta / E. B. White ; traduzione di Donatella Ziliotto ; illustrazioni di Antongionata Ferrari
La tela di Carlotta è una avvincente storia che ha per protagonisti un maialino (Wilbur) e un ragno femmina (Carlotta), inquilini di un fienile presso il quale vivono anche altri animali: il topo Templeton, delle oche e alcune pecore. Accanto a loro si fanno notare pochi bambini (Fern e Avery, fratello e sorella, rispettivamente di otto e dieci anni) e cinque adulti: i genitori Arable, gli zii Homer e Edith Zuckerman (proprietari del fienile e della fattoria), il bracciante Lurvy.
In primavera, quando nasce, il maialino al quale si affeziona la piccola Fern non è affatto di bell’aspetto: la sua gracilità fa pensare che non se ne potranno mai ricavare gustosi prosciutti. Per questo papà Arable vorrebbe abbandonarlo al suo destino, rifiutandosi di allevarlo; cede poi però alle insistenti richieste della figlia, accordandole di portarlo nel fienile degli Zuckerman. Qui il maialino, che è stata Fern a voler chiamare Wilbur, incontra il ragno Carlotta e gli altri animali, con i quali inizia un dialogo serrato, che porta al consolidarsi di una vera amicizia. Fern trascorre quasi tutto il suo tempo libero al fienile, dove – prodigio al quale non crede mamma Arable – dialoga anche lei con gli animali intendendo pienamente il significato dei loro discorsi.
Tutto sembrerebbe andare per il meglio, ma in realtà sul maialino pesa una terribile spada di Damocle: crescendo e irrobustendosi infatti – come in realtà sta accadendo – verrebbe destinato ad essere ucciso, per ricavarne prosciutti e altre leccornie. Cosciente di questo terribile destino che incombe su di lui, Wilbur si abbatte in un primo tempo fino ad essere angosciato, ma trova presto in Carlotta una amica inseparabile, capace di fare di tutto per salvarlo. Il ragno escogita infatti l’espediente di tessere al centro della sua ragnatela, che si trova nel fienile proprio al di sopra del giaciglio sul quale è appostato Wilbur, la scritta CHE MAIALE! Gli zii e i genitori di Fern, quando la scoprono, non possono che riconoscere di essere davanti ad un vero miracolo. Quando poi, nei giorni successivi, vedono altre parole tessute dall’abile e astuta Carlotta (prima FAVOLOSO, poi RADIANTE), si convincono che Wilbur è una creatura non certo da ammazzare, ma da trattare con ogni riguardo e da mettere in mostra in un luogo prestigioso, quale la fiera che ogni anno si svolge in una cittadina non lontana dalla fattoria degli Zuckerman.
La storia di Wilbur e Carlotta non manca di riservare sorprese, specialmente nel finale, dove l’amicizia tra i due si tinge del colore di un estremo sacrificio, che soltanto nel tempo si rivela fecondo. Il tono della narrazione è però per lo più divertente, specialmente nel dialogo tra gli animali e nelle avventure vissute da grandi e piccoli nei giorni della fiera. C’è infine un’interessante dialettica tra il comportamento e la sensibilità di Fern e le reazioni degli adulti, specialmente di mamma Arable e di un dottore, col quale ella si consulta. Preoccupata per la figlia, che sta seduta su uno sgabello per ore e ore nel fienile, ad ascoltare gli animali (la piccola ha confidato alla mamma di aver udito da Carlotta storie di pesci finiti intrappolati in una ragnatela e di ragni “aeronauti”), chiede se non debba preoccuparsi per la salute mentale della piccola, ma il medico la rassicura. Quando poi la signora le parla del miracolo delle parole tessute nella ragnatela, egli la spiazza con una considerazione da bambino, molto più ragionevole della saccenteria di tanti adulti, sordi e ciechi alla meraviglia. “Quando le parole sono apparse – le dice, - tutti hanno gridato al miracolo, ma nessuno ha pensato che la tela è di per se stessa un miracolo… Ha mai provato a filarne una?”. La signora risponde che è capace di fare un centrino a uncinetto, perché glielo ha insegnato sua madre; al che il dottore replica: “E a un ragno, chi l’ha insegnato? Un giovane ragno sa filare la sua tela senza che nessuno gli dia istruzioni. Non lo ritiene un miracolo, questo?”.
(Gregorio Curto_2021-02-24)