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Milano : Mondadori, 2020
Abstract: La libreria Natsuki è un luogo speciale: un negozio polveroso e solitario, dove gli amanti della lettura possono trovare, tra le pagine dei grandi capolavori di tutto il mondo, un'oasi di pace, un rifugio lontano dal frastuono della quotidianità. Quando il proprietario, uomo colto e appassionato, muore improvvisamente, il nipote Rintaro, un ragazzino timido e introverso, eredita la libreria. Il nonno si è preso cura di lui dopo la morte di sua madre e, ora che è scomparso, Rintaro deve imparare a fare a meno della sua saggezza dolce e pacata. La libreria è sull'orlo del fallimento: un'eredità pesante per il ragazzo, anche perché i segnali dal mondo sono piuttosto scoraggianti: poca gente è davvero interessata alla lettura. Un giorno, mentre Rintaro si crogiola malinconico nel ricordo del nonno, entra in libreria un gatto parlante. Nonostante le iniziali perplessità del ragazzino, il gatto lo convince a partire per una missione molto speciale: salvare i libri dalla loro scomparsa. Inizia così la storia di un'amicizia magica: un'avventura che li porterà a percorrere quattro diversi labirinti per risolvere altrettante questioni esistenziali sull'importanza della lettura e sulla forza, infinita e imperscrutabile, dell'amore. Una favola dei nostri tempi, un'ode straordinaria al potere del libro e dell'immaginazione.
21 maggio 2023 alle 17:36
“Il gatto che voleva salvare i libri” di Sōsuke Natsugawa
Dalla morte del nonno, l'unico appiglio che rimane al giovane Rintarō è la vecchia libreria Natsuki, un luogo di serenità e amore per i libri che ha ereditato dall'anziano uomo. Quando il locale si trova sull'orlo del fallimento e il ragazzo si appresta a trasferirsi, gli appare un gatto che afferma di aver bisogno del suo aiuto per salvare i libri, e ha inizio un viaggio incredibile alla riscoperta del piacere della lettura.
Questo romanzo è il perfetto esempio di realismo moderno, una storia che intreccia realtà e fantasia fino a che le due non sono più distinguibili. Le penne nipponiche non deludono mai: gli autori e le autrici giapponesi riescono sempre a cogliere la magia nella semplicità, la poesia nella quotidianità, con una narrazione fluida, estremamente sensibile e coinvolgente che sfuma nell'onirico.
Quello che inizialmente può apparire come un racconto già visto cela in realtà numerosi spunti di riflessione: quanto spesso - specie nell'epoca del Booktok e del Bookstagram - la lettura diventa una gara a chi legge più libri e più velocemente, a chi recupera per primo le ultime novità, e magari tra le tante letture sono poche quelle che permangono davvero. Quello compiuto da Rintarō non è quindi solo un percorso di crescita personale, bensì il ritratto di una società sempre più immediata e meno disponibile a dare del tempo, in cui troppo spesso accade che i libri diventano un conteggio, una sfida, e al contempo si fa sempre più fatica a prenderne in mano uno. Il messaggio della storia non va frainteso: si parla di rallentare, di dare il giusto tempo alle cose e di ricominciare dopo essersi fermati, e quella dei libri non è che una metafora della condizione umana stessa.
Ho amato il linguaggio dell'autore, che fonde numerose parole arcaiche e difficili ad una prosa più delicata e immediata. Una lettura leggera e dolce per riflettere e ricordare l'importanza delle piccole cose.
5/5 ☆
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