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Trieste : Einaudi ragazzi, c1992
Abstract: Un romanzo giallo molto particolare, dove gli elementi di suspense e di indagine non hanno a che fare con ordinarie e straordinarie violenze, ma con la delicata complessità dell'espressione pittorica. Continua, in forma diversa, il discorso curioso e appassionato sull'esperienza figurativa che l'autore, con altri scenari e linguaggi, ha iniziato ne Lo Stralisco, in Motu Iti. L'isola dei gabbiani e in Uomini con figure. Età di lettura: da 12 anni.
27 agosto 2023 alle 11:05
A Collenostro, immaginario borgo di una regione collinare dell’Italia, Barbara, stimatissima giovane insegnante di storia dell’arte, guida i suoi alunni di quarta ginnasio al museo cittadino, nelle sale dove sono esposte pitture antiche e moderne; invita poi ogni alunno a scegliere un’opera pittorica, sulla quale eseguire un lavoro di approfondimento, da esporre infine a lei e all’intera classe. Paolo e Francesca scelgono Le Nozze di Cana, opera del pittore trecentesco Lapo Lapi, venduta qualche anno addietro al Comune di Collenostro dall’industriale Oliviero Fattori, titolare del grosso stabilimento Mobifat, che dà lavoro a molti collenostresi (tra essi il papà di Andrea, compagno di classe di Paolo e Francesca) ma inquina anche notevolmente l’ambiente.
La ricerca di Paolo e Francesca si presenta subito come avvincente, ma anche complessa; si intuisce infatti che possa nascondere qualche mistero, legato all’iter seguito dal quadro per giungere dalle mani del pittore alla villa di una ricca signora (o forse ad una abbazia), e solo in tempi recenti al signor Fattori. Con grande passione e dedizione i due giovani ginnasiali, incoraggiati dalla professoressa Barbara, decidono di approfondire l’argomento dapprima con lo studio di un manoscritto che vanno a consultare nell’abbazia di San Giacomo, poi con le interviste a diversi personaggi (un monaco, un sacerdote, una anziana perpetua), dai quali apprendono ciò che è rimasto nascosto anche ad illustri studiosi. Rimangono però ancora molte incognite da sciogliere riguardo al dipinto preso in esame, specialmente quando si sospetta che sia stato eseguito con la mano sinistra...
Alla freschezza delle personalità di Barbara, di Francesca, di Paolo e di altri alunni della loro classe fa da contrappunto la seriosità del critico d’arte Tibardi, al quale si devono accreditati studi sul pittore Lapo Lapi; gli è inoltre tributata grande riconoscenza, perché ha favorito l’acquisizione del capolavoro Le Nozze di Cana da parte del museo di Collenostro. Una svolta nella vicenda (della quale non sveleremo il sorprendente ironico epilogo) si ha quando emerge in primo piano Cecco Niello, pittore solitario e insofferente di glorie enfatizzate, a suo giudizio spesso attribuite arbitrariamente ad artisti che non le meriterebbero.
Alla vicenda dai toni gialli si intreccia il rosa della tenera affezione che cresce tra Paolo e Francesca e della più travagliata (ma anch’essa a lieto fine) relazione tra Barbara e Cecco. Ci sono poi nel lungo racconto i dialoghi o i battibecchi tra compagni di classe, le gite in bicicletta o in motorino, qualche tensione coi genitori perché si è rincasati troppo tardi, alcune difficoltà per tenersi in contatto, in un tempo nel quale i telefoni sono rari e soltanto fissi.
Apprezzabile e divertente è infine la varietà dei registri linguistici usati dall’autore: la retorica del Tibardi, la lingua antica dei codici, il parlato popolare dell’anziana perpetua, la freschezza composta della lettera scritta dalla quindicenne Francesca (all’inizio della sua quinta ginnasio) alla professoressa Barbara, dopo il suo trasferimento in una città della Svizzera.
(Gregorio Curto – 2022-12-09)
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