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Viaggio al centro della Terra
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Verne, Jules

Viaggio al centro della Terra

Giunti Junior, 05/08/2010

Abstract: Un classico straniero della narrativa per i ragazzi, un testo di qualità perché affidato, per la traduzione, a Maria Bellonci, scrittrice contemporanea di grande fama ed esperienza. Viaggio al centro della Terra è una delle più straordinarie avventure di Jules Verne: spettacoli meravigliosi come le gallerie di granito, le caverne sotterranee, il mare sterminato, le foreste fitte di piante enormi ci offrono la dimensione insolita di un mondo tutto nuovo attraversato dalle ombre antidiluviane di mastodonti tuttora viventi...

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Alex, io narrante del romanzo, è un giovane che vive ad Amburgo con lo zio, il famoso professor Lidenbrock, esperto scienziato, appassionato specialmente di mineralogia. Un giorno, precisamente il 24 maggio del 1863, il professore si entusiasma alla scoperta di una pergamena con una scritta che resta per qualche tempo incomprensibile. Si tratta infatti di un crittogramma in runico che, con un concorso di abilità e fortuna, è proprio il giovane Hans a saper decifrare: “Scendi nel cratere dello Yocul di Sneffels che l’ombra del cratere viene a sfiorare prima delle calende di luglio, o viaggiatore audace, e tu perverrai al centro della Terra. Ciò che io ho fatto. Arne Raknussemm”. A questo punto nessuno può trattenere Lidenbrock, che si equipaggia con viveri, armi e attrezzi vari (corde, scale, picconi, lampade…), per raggiungere in Islanda il vulcano Sneffels, inattivo da secoli. Da lì, in compagnia di Alex, si dirigerà verso il centro della Terra, seguendo le orme di Raknussemm.
L’avventura di zio e nipote, che viaggiano in compagnia di Hans (un cacciatore islandese estremamente riservato, ma molto abile e generoso), è un susseguirsi rocambolesco di asperità imprevedibili, pericoli estremi, meravigliosi spettacoli della natura, inaspettate vie d’uscita a situazioni critiche. In diverse occasioni infatti Hans si sente perduto: dapprima scarseggia l’acqua, poi viene a mancare il cibo, quindi lui stesso perde il contatto con lo zio e il professore. In altri punti del percorso la via si presenta irreparabilmente sbarrata ai tre esploratori dell’abisso, il buio li paralizza, una massa d’acqua li travolge, dure rocce li feriscono gravemente. La tenacia e il coraggio (e una grande solidarietà che anima ciascuno) sono però premiati: si superano infatti le varie asperità del cammino e ci si trova davanti ad incantevoli spettacoli della natura: grotte costituite da minerali splendidi, sconfinate distese d’acqua sormontate da inimmaginabili nuvole, luci prodotte da scariche elettriche, perfino animali vissuti sulla Terra in epoche remote.
Dopo essere scampato ad un grave pericolo, Hans gode così doppiamente di un paesaggio totalmente inaspettato: “Incominciammo a costeggiare quell’oceano di nuovo genere. Sulla sinistra ripide rocce, arrampicate le une sulle altre, formavano un ammasso titanico di effetto prodigioso. Sui loro fianchi si snodavano innumerevoli cascate riversantisi in limpide, rombanti distese; pennacchi di vapori, saltando da una roccia all’altra, indicavano l’origine di sorgenti calde e vari ruscelli scorrevano dolcemente verso il bacino comune, cercando nei pendii l’occasione per chioccolare con più amabilità”.
Il lettore non potrà mai dubitare del lieto fine della storia, ben sapendo che è Hans a raccontarla in prima persona. Il celeberrimo fantasioso Verne non manca tuttavia di riservare sorprese fino alle ultime pagine: conclude infatti il romanzo con un viaggio di ritorno tanto rapido quanto imprevedibile, fino all’approdo dei tre esploratori in un luogo ben diverso da quello delle fredde terre dell’Islanda.
(Gregorio Curto – 2023-02-05)

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