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Conversazione tra due amici
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Pizzonia, Domenico - Pilieci, Salvatore

Conversazione tra due amici

Patti : Kimerik, 2022

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“Ciò che definisce l’uomo come essere umano nella sua natura è la facoltà di porsi delle domande essenziali sulla vita: Chi sono? Da dove vengo e dove vado? Qual è il senso della mia vita? Cosa c’è dopo la morte? … Forse il timore più grande che ognuno si porta misteriosamente nel cuore è che questa vita un senso non ce l’abbia. Pertanto, nonostante una bramosia di infinito, l’uomo cerca di declinare le domande fondamentali cercando di rimanere in vita a giorni sempre uguali a se stessi, dove l’ansia di affermazione, il desiderio di profitto, la ricerca di benefici a buon mercato si sono camuffati da senso della vita”.
Non eludono certo queste domande fondamentali, né scelgono di vivere giorni sempre uguali a se stessi, Domenico Pizzonia (Mimmo) e Salvatore Pilieci (Nuccio), autori di Conversazione tra due amici. In un serrato dialogo, essi trattano infatti le problematiche che si presentano all’uomo di ogni tempo, ma specialmente all’uomo del nostro tempo, nelle diverse stagioni della vita, articolata in giovinezza, maturità e senescenza.
Vi sono infatti contesti, stati d’animo, desideri, che caratterizzano specialmente l’età giovanile, nella quale si progetta e ci si abbandona ai ‘sogni’. “La realtà non vive di sogni – afferma Mimmo – ma si nutre di essi… I sogni sono per di più rifugio delle nostre debolezze di fronte al reale, ma sono anche l’ordine mentale che promuove la stessa realtà con l’impeto di un progetto: non sono accidentali come nel sonno ma sono vissuti ad occhi aperti consapevolmente”. Alcune altre parole chiave del dialogo tra i due amici sono inserite nella fase della giovinezza, ma non sono certo assenti nelle altre stagioni della vita. Afferma Nuccio sulla ‘illusione’: “Anche l’illusione è una prerogativa dell’età giovanile, ma non solo. L’illusione soggettiva non corrisponde alla realtà, è una speranza insussistente, è una falsa raffigurazione della fantasia che interpreta la realtà secondo sogni e attese. Esistono critiche soggettive favorite da illusioni che sono molto penose perché segue un senso di inganno e fallimento totale. Si crede che le cose vadano in un modo e, invece, sono tutt’altro”. A ben altro respiro – sostiene Mimmo - spalanca invece la ‘bellezza’: “La Bellezza assoluta attrae, conquista ed esalta l’essere. La giovinezza, che è il vigore e l’esplosione della fisicità, adorna di tenerezza, attinge dalla bellezza-splendore perché, in quest’età della vita, tutto concorre ad essere amato sinceramente per quello che è ed offre. La bellezza attinge dall’Amore il linguaggio della vita come grazia, vocazione, che contempla e veicola il Mistero. La vera Bellezza che fa tutte le cose, le definisce e le introduce nell’armonia eterna”.
Tra le parole chiave della maturità risalta ‘lavoro’. “Il senso del lavoro – così si esprime Mimmo – emerge e si esprime in modo completo nell’età della maturità, perché qui si gioca il rapporto adulto con la società… Come soffio di vento già passato che rimane nella memoria per le tante fatiche, ansie e lotte condivise, emergono i momenti più intensamente vissuti con viva passione e consapevolezza, ma soprattutto, affiora evidente facendo una sintesi, ciò che spesso nell’attività lavorativa era ed è idealmente trascurato, se non addirittura sommerso: il senso del lavoro”. Decisivo a questo proposito il riferimento alla Regola di San Benedetto: “Ora et labora esperienza del senso del lavoro, materiale e spirituale, divenuta regola. In questo c’è l’afflato intimo e corale dell’uomo che nell’insieme delle sue azioni è promotore di un comportamento specifico nel lavoro fuso alla coscienza dell’essere e del vivere”.
Più specificamente legate alla senescenza sono le parole ‘dubbio, malattia, solitudine eternità, morte’; quest’ultima considerata nella speranza – per l’uomo di fede la certezza - di un incontro con Dio: “La morte non è un incidente del percorso umano. È il traguardo ultimo di ogni impresa essenziale e quindi è il criterio supremo della vita: l’anziano si trova in questa fase della vita per essere capace di uscirne con dignità”.
Nella conversazione tra Mimmo e Nuccio risalta in più punti una severa critica al “relativismo moderno, metodo oggi a tutti i costi promosso dal potere dominante” che “rende liquida la tradizione o meglio veicola un tradizionalismo fittizio senza veri legami con la tradizione, propinando diverse interpretazioni nella conduzione della vita”. La fede cristiana, al contrario, offre risposte certe alle domande fondamentali e consente di vivere serenamente, senza censurare nulla, godendo del bello e non crollando nelle asperità della vita. Purché il cristianesimo sia compreso e vissuto per quello che è realmente: non una dottrina né un insieme di regole, ma un avvenimento, che si incontra, attrae e conquista: “L’incontro che ci è capitato negli anni giovanili – afferma Mimmo in riferimento a sé stesso e a Nuccio - è stato un accadimento, un fatto che con semplice evidenza è avvenuto e in ogni tempo avviene. L’incontro non è premeditato: è una realtà sconvolgente da assimilare… è come una finestra che si spalanca nella camera arroccata della coscienza e rende visibile e contemporaneo ciò che accade cogliendo di sorpresa e, nell’impatto che subisce, cambia l’istante che si sta vivendo. L’incontro spontaneo, sorprendendo l’intelletto ed il sentimento umano, provoca da subito una reazione che nell’avvenimento accade e apre per l’intenso impatto ricevuto, ad un cambiamento di sé contemporaneo al fatto”.
(Gregorio Curto – 2023-04-11)

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