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Cinisello Balsamo : San Paolo, 2023
Abstract: Ciò che non muore mai è l’appassionante racconto autobiografico che Takashi Paolo Nagai ci offre della sua vita, dall’infanzia fino allo scoppio della bomba atomica di Nagasaki. Nota dominante del suo cammino di uomo è la ricerca inesausta di verità e di significato che non gli dà tregua fino all’incontro con la comunità cristiana di Urakami e con la donna che diventerà sua moglie, Midori Marina. Quando il suo cuore si apre alla fede, matura in lui il desiderio di dedicarsi totalmente al servizio degli uomini attraverso la professione di medico e di scienziato, ma qualcosa di definitivo sembra sempre mancare. Nel giorno in cui la bomba atomica riduce in cenere il frutto del suo lavoro, Nagai comprende il valore della testimonianza della moglie Midori, che aveva sempre vissuto nell’umiltà e nel silenzio il suo sì a “Ciò che non muore mai", Cristo, l’unica Presenza in grado di dare eternità alla storia. Il cammino di un uomo vero, un’esistenza instancabilmente vissuta dove ogni avvenimento diventa occasione di stupore e di conversione. Non si udiva alcun suono né segno di vita nella landa atomica. Il cielo a est si faceva più luminoso. Sembrava che la luce della speranza arrivasse a illuminare le tenebre della disperazione. Rimase ad aspettare mentre il cuore si schiariva. Prefazione di padre Mauro Lepori.
27 agosto 2023 alle 11:58
Scritto con lo stile del romanzo (in particolare con i nomi di fantasia Ryukichi e Haruno, attribuiti al protagonista e alla sua consorte), Ciò che non muore mai è in realtà una vera autobiografia del medico giapponese Tagashi Paolo Nagai, che racconta di sé dalla sua infanzia fino al giorno in cui si vide allettato a causa di un tumore contratto in circostanze drammatiche.
Ryukichi cresce immerso nella cultura e nella tradizione giapponesi, educato secondo la religione prevalente tra i suoi connazionali, ma incontra un fervente gruppo di cristiani nipponici, prima ancora di laurearsi, nel quartiere Urakami della città di Nagasaki. Frequentandoli, è affascinato sempre più dal loro stile di vita e si sorprende edificato dalla testimonianza di molti martiri che nei secoli passati, come apprende dai suoi studi e da quanto gli viene narrato, hanno versato il loro sangue pur di non rinnegare la fede.
Conseguita a pieni voti la laurea in medicina, Ryukichi organizza con i compagni di studi una festa, durante la quale prende una grande sbornia; sopraggiungono poi una brutta otite e una meningite, dalle quali il giovane medico si riprende solo dopo un delicato intervento chirurgico e una lunga convalescenza. Questa esperienza lo porta a una profonda riflessione: “Di fronte a una sciagura inattesa, le ambizioni di un uomo, i suoi progetti e i suoi sogni di gloria si possono disperdere nel nulla come un miraggio fugace che non ha consistenza.” Inizia così a pensare che “doveva scegliere uno scopo per la sua vita che fosse indistruttibile, invincibile ed eterno”. Il giovane medico sceglie poi di specializzarsi in radiologia, una disciplina a quel tempo, almeno in Giappone, poco considerata, tanto da non avere un proprio dipartimento.
I capitoli seguenti di Ciò che non muore mai narrano l’impegno del protagonista nella sua professione di radiologo, in un primo tempo al seguito del professor Asakura: un impegno sempre teso sia alla ricerca che alle cure del malato, indomabile nel tentativo di ottenere un riconoscimento adeguato all’utilità delle radiografie nella diagnostica non meno che all’efficacia delle cure con radioterapia. Alternate a questi temi, si dipanano le vicende che coinvolgono Ryukichi come medico soccorritore dei feriti in ben due guerre (dapprima contro il Giappone, poi nel conflitto mondiale, terminato con l’ecatombe delle due bombe atomiche lanciate su Hiroshima e Nagasaki). La profonda fede cristiana del protagonista è l’elemento che rende la sua travagliata vita profondamente unita, spronandolo nelle asperità, consolandolo nei rari momenti di riposo, lanciandolo nella missione, come accade nel suo impegno con i Vincenziani. “Al di fuori del porto di Nagasaki – scrive l’autore – nelle isole lungo la costa, si trovavano molti insediamenti di cristiani… I Vincenziani andavano a trovare questa gente la domenica e nei giorni festivi per portare cure mediche, per intrattenere i bambini con le loro storie, per organizzare proiezioni con la lanterna magica, per parlare con i giovani e per distribuire vestirti alle famiglie più povere”.
La lunga narrazione di Ryukichi non si dilunga nel raccontare di Haruno, ma le riconosce un ruolo preminente, fin dal racconto di una notte di Natale, quando il giovane medico si carica sulle spalle la giovane, prostrata per una acuta appendicite, e le salva la vita portandola in ospedale, dove viene operata d’urgenza. Haruno si unisce poi in matrimonio con Ryukichi (avranno tre figli) e gli è vicino come nessun altro, durante le assenze dello sposo impegnato in guerra, con le sue preghiere e con i suoi doni (un maglione, un catechismo). Commoventi le pagine nelle quali i due si rivedono dopo un lungo periodo di separazione: “Sulla banchina i volti delle persone in attesa erano allineati come pomi nella vetrina di un fruttivendolo: mele, pere, mandarini… Ryukichi lanciò uno sguardo tra quelle centinaia di volti colorati e riconobbe subito quello di Haruno. Erano quattro anni che non lo vedeva ma non lo aveva dimenticato. Fu sorpreso di averla individuata così, a colpo d’occhio. Haruno portava in volto i segni della fatica della vita. Lungo tutta la sua assenza, aveva lavorato in una scuola femminile insegnando cucito e aveva mantenuto la famiglia con il suo salario”.
Il 9 agosto del 1945, quando Nagasaki è distrutta dalla bomba atomica, Ryukichi scampa alla morte, ma ha già i mesi contati, essendogli stato diagnosticato poco prima un tumore, contratto con gli stressanti ritmi di lavoro, che lo hanno esposto smisuratamente ai raggi X. Tra le vittime dell’atomica c’è invece la sua fedelissimo sposa, ridotta a un mucchio di cenere, ma inequivocabilmente identificata grazie a una catena del rosario rinvenuta tra le ossa bruciate. Bruciati erano pure i frutti del suo paziente lavoro di ricercatore e di radiologo.
L’infaticabile medico inizia così a vivere da disabile, progressivamente impedito nei movimenti e nella parola, ma con una grande certezza e un cuore lieto: “Tutta una vita per della cenere! Non poteva sopportare una vita senza senso. Doveva trovare ciò che non perisce. Doveva aggrapparsi a ciò che non muore mai… Aveva compreso che ciò che oltrepassa il tempo e lo spazio e rimane per sempre è la Parola di Gesù Cristo che è Dio… La vita dello spirito: è questa la vera vita che un uomo deve vivere… In una piccola capanna nel mezzo della landa atomica spazzata dal vento, con due bambini piccoli tra le braccia e il corpo che non può più muovere come vorrebbe, Ryukichi ora conduce la sua vita nel fulgore”.
(Gregorio Curto – 2023-07-15)
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