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Castel Bolognese : Itaca, 2022
Abstract: «Sono a Parigi, vorrei incontrarla.» La voce di colui che era stato il suo carnefice per quattro mesi risveglia in Maïti il ricordo di un doloroso passato. Si rivede giovane ragazza di diciotto anni, spinta dalle circostanze a entrare nella Resistenza, prima per aiutare la gente del proprio villaggio, poi per fare attraversare la linea di demarcazione a persone in fuga, instradare corrieri, falsificare documenti, fornire cartine agli inglesi, individuare movimenti di sottomarini, proteggere professori di musica ebrei... Arrestata a Parigi nell'autunno 1943 e liberata nel febbraio 1944 sulla soglia della morte, deve ben presto rendersi conto che non potrà realizzare i due grandi sogni della sua vita: diventare pianista e formare una famiglia. Una nuova sfida le si impone: non rimpiangere «ciò che ero stata o che sarei potuta diventare», ma «amare ciò che ero. Non avevo da scegliere il mio cammino, ma da accoglierlo». Restavano l'angoscia per il pensiero che quell'uomo potesse morire deformato dal male compiuto e il desiderio di perdonarlo: agli occhi di Dio anche lui aveva «un valore infinito». Finché un giorno Léo si presentò a casa sua, mettendo alla prova il suo desiderio di perdono.
27 agosto 2023 alle 12:30
“La musica in sé stessa era un atto di resistenza contro lo squallore, la menzogna e la morte”. Di ciò prende coscienza Maiti, nel momento in cui i militari nazisti smascherano la sua collaborazione alla resistenza francese. “Qualche mese più tardi” prosegue “avrei crudelmente scoperto che nonostante la loro impotenza nell’uccidere la musica, i carnefici potevano mutilare i suoi interpreti. Vittoria spietata per loro, crudele per me, ma vittoria solo parziale, malgrado tutto”, perché – e qui ricorda i musicisti da lei più amati – “la Germania non era soltanto Hitler, era anche, e più ancora, Bach e Beethoven. Il primo deformava l’umanità e sarebbe passato; i secondi, che la glorificavano, sarebbero rimasti”.
Il libro è il racconto, redatto in prima persona, della giovinezza di Maiti Girtanner, cittadina svizzera che sceglie di collaborare con gli uomini che organizzano la resistenza francese all’occupazione dell’esercito nazista. Maiti è una ragazza diciannovenne, abile pianista, che attende di completare i suoi studi. Quando trasferisce il suo domicilio in Francia, più precisamente a Bonnes, dove - in una villa chiamata Antica Dimora - vive con un nutrito gruppo di suoi familiari, viene a trovarsi nella condizione di poter nascondere e aiutare parecchi cittadini francesi ricercati dai tedeschi. Rocambolesche sono le fughe di individui, e a volte di intere famiglie, che Maiti accompagna oltre la linea di demarcazione, prendendosi gioco spesso dei soldati tedeschi, ma sempre col cuore in gola e con una gran paura. La giovane Girtanner non teme il confronto con gli ufficiali nazisti, che vengono ad occupare alcune stanza della Antica Dimora e spesso, con un intreccio di astuzie, cortesie e finzioni, ottiene piccoli favori a vantaggio di chi le ha chiesto di essere aiutato. Maiti fa un gran correre con la sua bicicletta, che le consente di portare a compimento missioni delicate, come consegnare documenti segreti o rubare timbri e carte geografiche dagli uffici degli militari nazisti.
La sua attività si fa più intensa quando si trasferisce a Parigi, ma proprio lì viene scoperta, arrestata, trasferita con altri detenuti politici a Hendaye-plage, una cittadina al limite estremo della Francia, prima della frontiera con la Spagna. Qui viene barbaramente percossa e mutilata da spietati aguzzini, comandati da un dottore di nome Leo, tanto che dopo la sua liberazione, avvenuta con un blitz organizzato dall’ambasciata e dalla Croce Rossa svizzere, prenderà presto coscienza di non essere più in grado di suonare il pianoforte. “Alcuni centri nervosi erano stati distrutti e non li avrei mai recuperati” scrive Maiti. “Non c’era dunque da ricostruire ciò che era stato distrutto, come si fa rimontando ad uno ad uno i mattoni di una casa crollata. Era semplicemente questione di costruire su fondamenta nuove, che non avevo scelto io”.
Maiti si rende conto di dover entrare in una “dinamica di abbandono”, potendosi vantare - qui cita San Paolo – non più della sua forza ma della sua debolezza. Rinuncia quindi definitivamente alla carriera artistica ed anche a crearsi una famiglia, quando sceglie – non senza essere passata da un lungo travaglio - di entrare nel terz’ordine domenicano e di esercitare privatamente la professione di insegnante di musica. “Un giorno decisi che non avrei più rimpianto ciò che ero stata o che sarei potuta diventare, ma avrei amato ciò che ero e cercato ciò che avrei dovuto essere. È stato un lungo viaggio, nulla è avvenuto dal giorno alla notte, ma questa è la condizione per una vera redenzione e allo stesso tempo il luogo di ogni battaglia”.
In questo lungo viaggio risalta più di ogni altra tappa il perdono accordato da Maiti al suo aguzzino, il dottore di nome Leo, che la raggiunge nel 1984 con una telefonata. Chiede di incontrarla; lei accetta e si sente dire: “Ho un cancro. L’ho appena saputo. Sono condannato. Il mio medico mi ha detto che non mi restano che sei mesi da vivere… Non ho mai dimenticato ciò che lei disse ai miei altri prigionieri riguardo la morte. Sono sempre rimasto stupito per il clima di speranza che lei aveva instaurato , anche se le vostre prospettive non erano per niente incoraggianti. Adesso ho paura della morte. Desidero capire meglio”. È così che Maiti può perdonare a chi le ha fatto tanto male e dare a lui conforto e speranza. Dopo aver messo Leo di fronte alle sue responsabilità, alla domanda “crede ci sia un posto per persone come me in paradiso?” risponde: “C’è posto per tutti quelli che, qualsiasi sia il peso del loro peccato, accettano di accogliere la misericordia di Dio. È per questo che Cristo ha donato la sua vita per noi. E se è salito fin sulla croce, è proprio perché il prezzo da pagare era elevato. Ma proprio perché Lui è salito fin là, possiamo avere fiducia. Durante il suo ultimo respiro, è a lei personalmente, è a me personalmente che pensava. Mai ha abbandonato l’amore folle che nutre per lei, anche quando lei era il più lontano da Lui”.
Il libro si apre proprio narrando questo incontro e dialogo tra Maiti e Leo, avvenuto nel 1984, quarant’anni dopo la prigionia della giovane pianista, e ricostruisce poi le dense e travagliate vicende della sua giovinezza. Passano poi altri vent’anni, perché maturi in Maiti la consapevolezza dell’utilità di raccontare quanto ha vissuto. Ora – conclude l’anziana signora Girtanner, “la mia vita si dirige verso la fine… A me, abitata dalla fede in Colui che mi ha creata, mi ha sempre guidata e oggi mi attende, non resta che mormorare la preghiera del vecchio Simeone, mentre accoglie in bambin Gesù al tempio di Gerusalemme: Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto a tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele”.
(Gregorio Curto – 2022-08-20)
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