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Abstract: A Srebrenica, nel 1995, viene scritta una delle pagine più nere della storia europea degli ultimi settant'anni. Ma Greta non ne sa quasi nulla: lei, nata a Milano, è concentrata sulla scuola e sulla sua passione, il nuoto. Non è mai stata in Bosnia, anche se metà della sua famiglia viene da lì. Non sa nulla dell'infanzia di suo padre Edin, delle intere giornate che ha passato, lui Musulmano, a giocare nei boschi con Goran, l'inseparabile amico serbo. Dal passato, però, non si può fuggire, e così Greta si ritrova a scavare nella storia della sua famiglia, tornando laggiù dove tutto è cominciato. Dall'autore di Fra me e te, un romanzo che ci riporta a vicende dei Balcani di ieri e che ci insegna tanto anche sull'oggi, mettendoci in guardia dal fatto che la paura (in questo caso del diverso per religione) può diventare odio e persino guerra. E che ci restituisce con tocco lieve e potente insieme un ritratto di ragazzi stupendi, capaci di ripartire, di sognare un futuro diverso, oltre ogni frontiera e distanza.
Titolo e contributi: Città d'argento
Pubblicazione: Rizzoli, 03/11/2020
EAN: 9788817146807
Data:03-11-2020
A Srebrenica, nel 1995, viene scritta una delle pagine più nere della storia europea degli ultimi settant'anni. Ma Greta non ne sa quasi nulla: lei, nata a Milano, è concentrata sulla scuola e sulla sua passione, il nuoto. Non è mai stata in Bosnia, anche se metà della sua famiglia viene da lì. Non sa nulla dell'infanzia di suo padre Edin, delle intere giornate che ha passato, lui Musulmano, a giocare nei boschi con Goran, l'inseparabile amico serbo. Dal passato, però, non si può fuggire, e così Greta si ritrova a scavare nella storia della sua famiglia, tornando laggiù dove tutto è cominciato. Dall'autore di Fra me e te, un romanzo che ci riporta a vicende dei Balcani di ieri e che ci insegna tanto anche sull'oggi, mettendoci in guardia dal fatto che la paura (in questo caso del diverso per religione) può diventare odio e persino guerra. E che ci restituisce con tocco lieve e potente insieme un ritratto di ragazzi stupendi, capaci di ripartire, di sognare un futuro diverso, oltre ogni frontiera e distanza.
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“Le torna in mente Sena, il suo abbraccio al cimitero, i capelli di quel colore così eccentrico. E poi Srebrenica, la città d’argento, con i suoi boschi e le sue colline”. Questi i pensieri e i sentimenti di Greta, la quattordicenne protagonista del romanzo, al termine di un travagliato percorso che l’ha condotta a conoscere meglio se stessa e gli altri, a saper guardare alla realtà con uno sguardo positivo, a perdonare e a insegnare a perdonare. Nel libro di Marco Erba il quotidiano dei nostri giorni, intessuto – specialmente per i giovanissimi – di cellulari, whatsapp e instagram, si intreccia con i drammatici ricordi della guerra che ha devastato negli anni Novanta del secolo scorso la ex-Jugoslavia. Greta Osmanovic è infatti figlia di un musulmano bosniaco di nome Edin e di una donna italiana (Daniela), con i quali vive a Milano. Edin è arrivato in Italia dopo un doloroso esodo seguito alla invasione della sua città (Srebrenica) ad opera dei Serbi. Sua mamma (nonna Ema, per Greta), dopo aver vissuto qualche anno col figlio a Milano, ha preferito tornare nella sua terra di origine, andando ad abitare a Sarajevo.
Al primo anno di liceo Greta è una giovane campionessa di nuoto, ambiziosa, con una spiccata simpatia per un ragazzo un po’ più grande di lei (Nathan) e una rivalità (nello sport e nella vita affettiva) con la compagna di classe Anna. È una ragazza equilibrata, affezionata ai genitori, brava a scuola. Come tesina per l’esame di terza media ha scelto la guerra nella ex-Jugoslavia degli anni Novanta, argomento che ha approfondito su libri e siti internet, dato l’estremo riserbo di suo padre, che non ha voluto raccontarle del suo doloroso passato.
Terminato il primo anno di liceo, Greta ha un’occasione d’oro per andare a visitare la patria di Edin e ad incontrare la nonna Ema: una gara di nuoto, che si disputerà proprio a Sarajevo. I genitori, dopo intenso ripensamento e accese discussioni in famiglia, si decidono entrambi ad accompagnarla. Greta vince la gara (i 200 stile libero, che sono la sua specialità), ma tornerà a casa con un ben più prezioso bottino, che pure le sarà costato travaglio e dolore. Dapprima dalla nonna infatti, e poi dal padre, verrà a conoscere tanti particolari della storia della sua famiglia: l’esistenza di uno zio Faris (fratello di Edin), l’amicizia tra quest’ultimo e Goran (un giovane serbo, che la guerra renderà avversario spietato di tutti i bosniaci musulmani), l’assedio repentino della città di Srebrenica, consumatosi al cospetto di un contingente di caschi blu delle Nazioni Unite rimasto inoperoso. L’odio è alimentato dalle guerre, ma tra le persone, anche quando i popoli sono nemici giurati, persiste un legame che vince tutte le sfide, manifestandosi anche con un coraggio capace di rischiare o perfino di sacrificare la vita. Questo è quel che apprende Greta, mano a mano che viene a conoscere le vicende vissute dalla nonna Ema, dallo zio Faris, da Goran, fino a quando lo stesso Edin non si decide a raccontare di sè, tra le lacrime, ma in un dolore che lo rende finalmente libero.
Può apparire stridente l’accostamento tra il dramma di una guerra che ha fatto tante vittime e i futili successi o insuccessi in una gara sportiva, o gli innamoramenti e le gelosie di un’adolescente, ma così è la vita: dalla dolorosissima storia della sua famiglia e del suo paese di origine dilaniato dalla guerra, Greta impara a ridimensionare l’esito delle sue prestazioni di nuotatrice, a guardare con simpatia la sua rivale Anna, a confidarsi e trovare conforto in Marko (il ragazzo serbo che incontra a Sarajevo). Grazie specialmente alla nonna Ema, che le racconta di come ha conosciuto Sena e la sua storia, Greta impara qualcosa che non dimenticherà mai: impara (e insegna, agli altri personaggi del romanzo, come ad ogni lettore) a non avere nemici; ad accogliere ogni evento, per quanto possa essere tragico, senza mai disperare; a perdonare tutti, anche chi ci ha fatto del male.
(Gregorio Curto_2020-01-06)
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